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La cura implica il conoscere. Il conoscere non può ridursi a utilizzare in modo esclusivo le ragioni di una "mente", logica e categorizzante e non può esonerare le ragioni di un "cuore" intuitivo e non sistematico. La stessa distinzione tra spiegazione e comprensione allude a funzioni diverse della mente e del cuore. La relazione di causalità è propria delle spiegazioni della mente, mentre l'attribuzione di un significato, emozionale e affettivo, appartiene alla comprensione del cuore. Sia le parole di Antoine de Saint Exupéry: "Non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi", sia quelle di Johann Wolfgang Goethe: "Ciascuno vede bene ciò che si porta nel cuore", sia quelle di Blaise Pascal: "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce", come quelle di tanti altri autori, fanno riferimento a modi diversi di percepire, di fare esperienza del mondo, sia interno che esterno. Tali modi, della mente e del cuore, spesso non s'integrano, ma allora sono piuttosto le ragioni della mente ad aver bisogno di quelle del cuore che non viceversa, per evitare che la conoscenza e le relazioni siano parziali e/o false. L'atto di conoscenza implica un intelletto dotato di entrambe queste funzioni. Per questo l'intelligenza non può qualificarsi solo come "razionale", ma necessita anche dell'attribuzione di "emotiva" e tutto ciò è tanto più evidente quanto più ci facciamo guidare dall'etimologia.